“Care amiche, non è più tempo di feste”

La psicologa Elvira Migliorini analizza la ricorrenza dell’8 marzo

 

Sono appena trascorsi due giorni dalla festa della donna e sul suo significato la San Pantaleone ha chiesto un’opinione alla psicologa Elvira Migliorini.

“E’ diventata –afferma la psicologa- un’usanza consolidata nella nostra società moderna, anche se rischia di risultare uno dei tanti avvenimenti che sfociano nella banalità e di cui, sul significato reale si sa ben poco. Al di là di cene romantiche e di riunioni riservate al solo gentil sesso, per non riferirci al cattivo gusto dei cenoni per sole donne con lo streap tease finale del macho di turno, speso ci si chiede se realmente il "pianeta donna" esista come entità socialmente riconosciuta”. Secondo la professionista, infatti, le donne da sempre hanno dovuto adeguarsi alle esigenze dell'universo maschile e continuano tutt'oggi a farlo. Oggi si parla di concedere alle casalinghe la pensione e addirittura l'assicurazione contro gli infortuni domestici. Tuttavia molte donne non sono convinte che questo sia sufficiente. “Le donne vogliono essere ascoltate davvero –ricorda la Migliorini-. Vorrebbero non dover dimostrare la parità "nella falsa uguaglianza dei ruoli", vorrebbero che le pari opportunità fossero concepite con tutte le "diversità" dell'universo femminile che sono degne di attenzione. Non vogliamo essere più "femministe" se ciò significa doversi sobbarcare la fatica del doppio lavoro, quello fuori e dentro casa, o dimostrare di essere in grado di sostenere la parità rinunciando alla diversità intrinseca dell'universo femminile fatta di affettività, di maternità, di allattamento, di assistenza ai genitori anziani, ai figli disabili e ai malati, di adozione, di affido familiare. La società non credo che si sia mai interrogata se consenta alla donna, che non vuole rinunciare (o che non può) a svolgere questi compiti, quante difficoltà crei loro inserendole in contesti organizzati e monitorati sulle esigenze, sulle caratteristiche e sui tempi degli uomini. E si è mai chiesta quanti "valori morali ed etici" si recupererebbero se si consentisse alle donne di essere se stesse, e l'importanza di ciò nell'ottica di un investimento morale nel futuro delle giovani generazioni e nel recupero dei valori storici della famiglia in un'epoca come la nostra in cui sembrano oramai persi tutti i riferimenti umani. E perché "parità" deve significare necessariamente annullamento delle proprie diversità? Più che festeggiare, le donne vorrebbero delle risposte”.