A Gerusalemme nasce l’asilo della speranza

Un gruppo di genitori ed educatori si occupa di bimbi handicappati

 

In una strada della Moshavà Germanit di Gerusalemme, c’è una specie di larga capanna di muratura e legno: è il cuore della speranza, il faro di luce nella vita di sette famiglie che insieme formano il più commovente mosaico della capitale d'Israele. La grande stanza tutta attrezzata con gli strumenti adatti, è l'asilo dell'associazione "Tsad Kadima", che vuol dire "un passo avanti", un gruppo di genitori ed educatori che si occupa di bambini con gravi limitazioni del movimento derivanti da paralisi celebrali. Le famiglie hanno portato qui i loro bambini perché attraverso il metodo che in un uso, un sistema ungherese detto "Petò", che sfrutta fino in fondo le tante capacità nascoste dei celebrolesi.

A Tsad Kadima ci sono famiglie unite dal dolore e dalla speranza nonostante le grandi differenze. Ci sono i genitori di Radwan, piccolo musulmano di Ras el Amud; quelli di Raphael, arabo cristiano di Gerusalemme est; quelli di Romema la brunetta Rachmi; quelli tradizionali religiosi di Chaim, che negli ultimi sei mesi ha imparato a parlare e non smette mai dalla soddisfazione e si rifiuta di indossare la kippà benché i suoi appartengano a Shas; quelli ortodossi religiosi di Yoel e Chiskija; quelli laici di Rotem; e infine quelli italiani, Yoel Viterbo di 4 anni, fratello di Adina di 9 anni e figlio di Sandro e di Fanny.

Sandro e Fanny si erano scontrati con l’assenza di miglioramenti in Yoel che frequentava asili “normali”. Un giorno scoprirono che esisteva una scuola con un metodo attivo, che forse avrebbe consentito al loro bambino di fare passi in avanti, nonostante che le disabilità di Yoel venissero considerate come da curarsi soprattutto con la fisioterapia e in sostanza poco passibili di sviluppi positivi. “All’inizio –racconta Sandro ufficiale di carriera ed ematologo, oltre che una colonna del Tempio Italiano - l'unica scuola di Tsad Kadima era a Rishon Le Tzion, un'ora e mezzo di strada sul pulmino che veniva a prendere mio figlio a Gerusalemme. Era una sofferenza, Yoel si spazientiva, piangeva per tutta la strada". Ma era fondamentale che fosse curato con quel metodo così attivo, che non metteva da parte nemmeno la fisioterapia, ma che soprattutto puntava sulle potenzialità del bambino, lo sfidava, magari lo metteva in difficoltà all'inizio, ma poi gli dava l'immensa soddisfazione di fare da solo, di conquistare il sorriso soddisfatto e orgoglioso della mamma. E infatti Yoel, insieme agli altri 35 bambini educati col metodo Petò, ha compiuto ottimi progressi. "Mia moglie e io –ricorda Sandro- abbiamo lavorato duro, insieme agli altri genitori e col Comune, per aprire il centro anche a Gerusalemme, e ce l'abbiamo fatta. E' una scuola piccola, ma carina, dotata di tutto il personale, anche se abbiamo ancora bisogno di tante cose, e speriamo in un aiuto dall'Italia".

Chiunque desideri informazioni sull'asilo Tsad Kadima o voglia visitarlo e sostenerlo economicamente, può rivolgersi a: Alessandro Viterbo Derech Hevron, 128 - appart.38 - 93481 GERUSALEMME ISRAELE - Tel.(Prefisso internazionale 00972)  2-6713489 - 9685658 03 - Tel. cell. 050-849351 - e-mail: aviterbo@internet-zahav.net

Carlo.Cascone@libero.it