Per la Rubrica del  24 febbraio 2000

 

Scuola negata

 

Ha dodici anni, soffre di un ritardo psicomotorio ed è stato allontanato improvvisamente dalla scuola elementare che frequentava perché “troppo irruento”, secondo la giustificazione del capo d’istituto. Inoltre il bambino, come per una beffa del destino, è stato costretto a non frequentare la scuola pubblica per oltre due mesi perché nel suo Comune, non c’è un adeguato servizio di trasporto handicappati che gli consenta di recarsi alle lezioni senza problemi.

A raccontarlo è il padre del piccolo, il signor Umberto Torino, impiegato come tecnico di laboratorio, che da anni lotta con tutte le sue forze per far valere i diritti di suo figlio, fino ad arrivare alle denunce ai carabinieri ed all’intervento della magistratura.

A dicembre denunciò infatti alla Procura l’ennesima storia di disagio e discriminazione nei confronti del figlio disabile. Il bambino era stato sospeso da scuola perché “troppo irruento” e “portatore di scompiglio in classe”. Il capo d’istituto infatti,  sulla base di un certificato medico e soprattutto in seguito alle lamentele degli insegnanti e di alcuni  genitori di bimbi “normali” aveva provveduto  ad allontanare l’alunno disabile  dalla scuola elementare  di Scafati perché ritenuto “pericoloso” per gli altri allievi.

Insomma, un modo per bollare la diversità sbarazzandosene e trasformarla in isolamento e abbandono. Umberto Torino, nel suo esposto alla magistratura, ha inoltre denunciato anche l’inosservanza dell’articolo 8 della legge n° 104 del 1992 inerente il diritto alla mobilità per i portatori di handicap. Insomma il bimbo prima viene espulso, poi gli viene negata la possibilità di frequentare la scuola per mancanza del servizio di trasporto.

<<Sono profondamente indignato – dice il padre del ragazzino – per l’ennesimo diritto negato. Ancora una volta mio figlio è stato considerato un cittadino di serie B. E’ davvero assurdo. Non mi spiego l’accanimento contro un bimbo disabile che, proprio in seguito ad un mancato servizio di trasporto al Centro di Riabilitazione di appartenenza, quello di Terzigno in provincia di Napoli, dovuto a fattori esterni alle nostre facoltà, viene espulso temporaneamente dalla scuola dell’obbligo. Con tutte le prevedibili, devastanti, conseguenze che tale cambiamento può avere sulla sua psiche e gli effetti che avrà sulla sua crescita e sulla  possibilità di guarigione o almeno di miglioramento >>.

Per il genitore infatti l’aggravamento delle condizioni psichiche del figlio è determinato proprio dalla mancata frequentazione delle sedute di riabilitazione e delle terapie specialistiche  che hanno portato il bambino ad assumere atteggiamenti più violenti rispetto al passato.

Insomma per un periodo il bambino, perché il Comune non aveva organizzato il servizio di trasporto per handicappati e anziani ai centri di riabilitazione, non ha usufruito delle cure di cui aveva bisogno e questo ha determinato uno squilibrio ulteriore che lo ha portato ad avere modi particolarmente violenti. Tanto da renderlo addirittura pericoloso per gli altri bambini  ed “incontrollabile”. 

Dopo due mesi finalmente il bambino è ritornato a scuola, grazie al pulmino messogli a disposizione dal centro di riabilitazione che lo accompagna per tre pomeriggi alla settimana anche alla scuola  elementare ma solo per due ore, dopodiché lo deve riportare a casa per rispettare gli altri impegni con gli altri pazienti.

<<Finora devo ringraziare solo il settore privato – commenta amareggiato il signor Torino- perché al Comune nessuno si è interessato di nulla. Dicono che il servizio di trasporto scolastico è garantito a tutti ma nel caso di mio figlio, disabile, non è così. Spero che presto cambi qualcosa per quelle famiglie che come me devono affrontare ogni volta simili angherie e disagi che tanto male fanno soprattutto alla salute psichichica  dei pazienti che si sentono solo un peso per la società>>.