Per la Rubrica del 30 settembre 1999

 

Invalida senza pensione

 

Immobilizzata su una sedia a rotelle, da quattro anni aspetta invano una pensione di invalidità. All’ufficio invalidi le hanno risposto che c’è gente che è in lista d’attesa da dieci anni, quindi a lei, gravemente malata, non resta che attendere che il male l’annienti. La storia di ordinario disservizio e comprensibile sconcerto arriva stavolta da  un piccolo comune dell’hinterland napoletano, San Sebastiano al Vesuvio.

Dove una donna di 59 anni, Luigia Trotta, colpita  da sclerosi amiotrofica e per questo totalmente invalida, attende invano ciò che le spetta di diritto: una pensione che le garantisca un’esistenza dignitosa.

A denunciare la terribile situazione  è il marito della donna, Giuseppe Iaccarino, 63 anni, pensionato della Montedison : “Mia moglie sta morendo e io non so come accudirla. – ribadisce con amarezza Iaccarino - Da quattro anni aspettiamo il riconoscimento di invalidità dalla Prefettura, ma nel frattempo con la mia pensione non riesco a sostenere tutte le spese necessarie. E sono davvero tante.

Luigia ha bisogno di assistenza continua. Non si muove più, deve tenere la testa appoggiata altrimenti  le si spezza il collo. Mi sono anche rivolto, inutilmente, al Prefetto e al sindaco di San Sebastiano al Vesuvio. Tutto tace. Devo aspettare e sperare. Quando devo uscire per comprarle le medicine la lascio sola in casa su una sedia a rotelle  e ogni volta che ritorno ho il timore di trovarla senza vita.”

Uno sfogo duro e senza più lacrime, quello dell’uomo che si vede lentamente finire sotto gli occhi la compagna di una vita senza poter far nulla di concreto per migliorare la sua inesorabile agonia. Il suo calvario ha inizio nel 1995, quando la moglie Luigia ha i primi sintomi di sclerosi amiotrofica laterale sinistra. “I medici – prosegue Giuseppe – le avevano dato solo tra anni di vita. Grazie alla fisioterapia ed alla logopedia è ancora viva ma purtroppo è sempre più grave.”

La Asl le passa gratuitamente soltanto  le “Rilutek”, delle pillole  per bloccarle la malattia: gli altri medicinali sono a pagamento, come  analisi, radiografie ed esami specialistici.  “La cosa più grave – denuncia il pensionato napoletano – è che siamo stati sempre presi in giro. Al Tribunale del malato ci hanno garantito assistenza legale soltanto se eravamo disposti a versare il 10 per cento della liquidazione pensionistica all’avvocato. L’Associazione invalidi non ci ha fornito assistenza. Al Comune mi hanno dato un pass per l’auto e assicurato una persona per le pulizie due volte a settimana, ma il servizio è sospeso da due mesi. Ho scritto al Prefetto  nel 1997 e mi hanno risposto dall’ufficio invalidi civili per dirmi che ci sono pratiche bloccate da 12 anni. A me non interessa. Mia moglie ha bisogno di aiuto ora”.