Primato negativo nello sport

Poche le società, inesistenti le strutture idonee

 

Sport per disabili se non all'anno zero, all'anno uno. La provincia di Salerno conquista un altro primato.

Le strutture sportive per consentire un facile utilizzo ai portatori di handicap sono rare. Le società che s'interessano di sport per disabili in provincia sono pochissime, del resto come in tutta la Campania.

Come al solito al Nord del Paese è ben diversa. Qui, le società sportive del settore sono molto diffuse e ben organizzate, particolarmente in Veneto.

Tra le società salernitane che partecipano a campionati sportivi nazionali, ci sono la "Crazy ghosts" di Battipaglia e la "Ipotiflos sport" dell'associazione Ciechi di Salerno. In Campania da segnalare anche la "Disabili Lusciano" di Caserta e il Cis di Napoli-Frattamaggiore.

Il presidente del comitato regionale campano della Fisd (Federazione sport italiana sport disabili) il salernitano Carmine Mellone, lamenta lo scarso numero di società sportive che si occupano di far fare attività ai disabili. Una realtà che purtroppo non sembra poter migliore al meno per il momento.

In effetti, in Campania si fa solo poca attività promozionale, mentre quella sportiva federativa è di fatto gestita a livello nazionale.  Una situazione, che come si diceva, è drammatica se la paragoniamo anche ad altri esempi del Nord, come a Vicenza, dove durante l'iniziativa "Sportlandia", vengono radunati oltre 400 atleti disabili, in rappresentanza di 20 associazioni.

Il vero problema de3l sport per i portatori di handicap è l'integrazione tra gli atleti "normali" e quelli portatori di handicap. In tutta Italia si tenta di fare ciò, in modo particolare il Csi, Centro sportivo italiano, che cerca di diffondere la tesi che propone l'integrazione dei vari sportivi. L'idea è quella di far competere i disabili anche e contemporaneamente in molti sport con i "normali" atleti. E' possibile farlo, come ad esempio nell'automobilismo, dove gli ausili tecnici possono metterli sullo stesso piano. Un sogno? No, una possibilità concreta, che per realizzarsi ha solo bisogno di un cambio di cultura e più fondi e strutture garantite dallo Stato. Quest'evoluzione è possibile anche in provincia di Salerno, sempre che la classe dirigente comprenda l'importanza terapeutica e riabilitativa oltre che sociale delle attività sportive per disabili.

Carlo.Cascone@libero.it